L’Etna, sin dai tempi antichi è da sempre stata citata da vari "POETI", ed ispiratrice di molte opere letterarie dell’antichità,
descrivendone il fascino che il vulcano ha suscitato in loro, creando racconti mitologici, rendendo sempre più il vulcano di grande interesse. Un ciclo di racconti che Il Poeta intreccia storia, mitologia arte e cultura, descrivendone fenomeno magico e misterioso come il boato e l’eruzione del vulcano ( Dio del fuoco Efesto).
Certamente la fonte di Omero autore dell’Odissea, è fra le più celebri, che identifica il Ciclope Polifemo come la personificazione dell’Etna, e narra che all’interno del vulcano abitavano i Ciclopi, grandi creature con un occhio solo, i quali si dedicavano alla pastorizia, e forgiavano armi alimentando fumo e fuoco fuoriuscente dalla bocca del vulcano.
Passo celeberrimo dell’Odissea è quello di Ulisse ed i suoi compagni, che, dopo essere sbarcati sull’isola disabitata, entrarono in una grotta gigantesca in cerca di cibo. Polifemo, accortosi della loro presenza li chiude dentro con una pietra gigantesca e comincia a cibarsi di loro. Ulisse, per salvare se stesso ed i suoi compagni decide di ubriacare Polifemo. Una volta ubriaco, il Ciclope, chiede all’eroe quale era il suo nome, ed egli rispose che il suo nome era “nessuno”.
Allora presero un tronco di albero di ulivo infuocato, e lo accecano salvandosi la vita. Così Esiodo nel suo poema descrive il Ciclope Bronte (tuono), grande creatura immortale con un occhio solo in mezzo alla fronte, dal cuore superbo, ed aveva forze immani, e che la città di Bronte sia stata fondata proprio dal Ciclope Bronte, situata tra il parco dell’Etna ed il parco dei Nebrodi, divisi dall’affascinante fiume Simeto e Alcàntara (La Càntera).Nel caso delle leggende legate alla storia dell’isola, un esempio è legato alla Dea Cerere (madre terra), venne in Sicilia e fu venerata dagli uomini, ai quali insegnò loro a coltivare i campi, rendendoli sempre più rigogliosi, sorella di Giove che aveva una figlia incantevole di nome Proserpina, una fanciulla spensierata ed allegra, che soleva giocare con le compagne nei verdi prati alle falde dell’Etna, rapita da Plutone per farne sua sposa con il consenso di Giove. Cerere disperata cominciò a cercarla e così fece per nove giorni e nove notti ancora invano.
Distrutta dal dolore e dal tradimento del fratello e risentita da tutti gli dei decide di ritirarsi. Senza le cure della madre terra, cessò la fertilità dei campi e iniziarono lunghi periodi di carestia, ma Proserpina non poteva più tornare in quanto oramai sposa di Plutone. Allora Giove, mosso a compassione decise che Proserpina sarebbe ritornata ogni anno sulla Terra in compagnia di Cerere dalla stagione primaverile fino all’epoca del raccolto che in Sicilia il clima mite si protrae in autunno inoltrato.
La leggenda quindi vuole, che Proserpina fosse creatore dell’abbondanza, poi scompare all’apparire dei freddi invernali per rinascere insieme alla vegetazione con la primavera successiva.
A prescindere dalle implicite suggestioni Poetiche il mito riesce a dare un legame profondo della popolazione Etnea con la “muntagna”, più amore e venerazione che odio, più religioso rispetto che avversione, che in passato ha devastato il territorio rendendo miseri insediamenti e cancellando la storia delle prime tracce di organizzazioni civili delle nostre genti.
Nella silenziosa lotta “ca muntagna” l’uomo invece di fuggire ha continuato a resistere continuando a coltivare lungo le sue pendici i frutti della propria terra concimata dalle ceneri vulcaniche che ha sempre reso peculiari nella loro qualità.
Storia, miti e leggende, antiche tecniche colturali praticate nelle terre vulcaniche dell’Etna, unite alla selezione del mastro oleario, concorrono a fare del nostro olio SOFIA D.O.P. MONTE ETNA un’affascinante extravergine apprezzato dagli intenditori di tutto il mondo.
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